Le Borse provano il recupero, risale il petrolio spinto da Trump e Cina

Listini asiatici contrastati, Tokyo perde l’1,3 per cento. Il presidente americano dice di attendersi a breve un accordo Russia-Arabia sul greggio, mentre Pechino studia di far scorta di barili.

MILANO — Ore 9:50. I mercati occidentali sembrano impostati al recupero, dopo le perdite della vigilia e con l’appetito per il rischio che sporadicamente torna a far capolino tra gli investitori agitatati dall’emergenza del coronavirus. Risale anche il petrolio, sulla possibilità che la Cina metta in campo un piano per rafforzare le sue riserve.

In Europa, i listini si confermano positivi dopo le prime battute pur senza variazioni clamorose: Londra guadagna lo 0,4%, Francoforte sale dello 0,4% e Parigi dello 0,5 per cento. A Milano l’indice Ftse Mib aggiunge lo 0,95 per cento. Su Piazza Affari corrono i petroliferi e continua il rally di Atlantia sulla prospettiva che si possa arrivare a un accordo col governo sul tema delle concessioni basato su impegni sugli investimenti, taglio dei pedaggi e una discesa sotto il 50% della controllata Aspi.

Lo spread tra Btp e Bund tedeschi riapre la giornata sotto 200 punti base, per la precisione a 194 punti con il rendimento del decennale italiano all’1,5%. In Europa, mentre Italia e Germania hanno prolungato il lockdown almeno fino a metà aprile, sale l’attesa per la riunione dell’Eurogruppo del 7 aprile per mettere a punto misure comuni di rilancio, su cui manca ancora una posizione condivisa. Lieve calo questa mattina sui mercati valutari per l’euro. La moneta unica è scambiata a 1,0960 dollari (-0,04%) e a 117,54 yen (-0,05%).

Le Borse asiatiche si sono mosse in ordine sparso: Tokyo ha chiuso di nuovo pesante, nel timore che anche in Giappone esploda l’emergenza. Il Nikkei 225 ha lasciato sul terreno l’1,37% a 17.818 punti. Due giorni fa, a Tokyo sono stati registrati 78 nuovi casi, +200 in tutto il paese, l’aumento più alto dall’inizio della crisi sanitaria da coronavirus. Il resto delle piazze asiatiche è misto. Le Borse cinesi hanno chiuso la seduta con buoni rialzi: l’indice Composite di Shanghai è salito dell’1,69%, a 2.780,64 punti, Shenzhen del 2,26%, attestandosi ai massimi intraday di 1.697,55.

Grande attenzione si punta oggi sulle richieste settimanali di disoccupazione negli Usa, che secondo la previsione di Unicredit potranno arrivare a quota 4 milioni polverizzando l’ultimo picco di 3,3 milioni. La Fed, nel costante tentativo di sostenere l’economia, ha allentato in via temporanea i requisiti di capitale delle banche escludendo alcuni asset dal calcolo del loro rischio. Domani arriverà, poi, il vero e proprio rapporto sul lavoro.

Il petrolio rimbalza sui mercati asiatici dopo le parole del presidente americano Donald Trump, che ha dichiarato di attendersi a breve un accordo tra Arabia Saudita e Russia che metta fine alla guerra sui prezzi del greggio. Il Brent recupera il 6% sopra quota 26 dollari mentre il future sul Wti tratta a 21,2 dollari, in rialzo del 4,6%. Trump, inoltre, ha dichiarato che nei prossimi giorni incontrerà i top manager delle principali compagnie petrolifere Usa, evidentemente in crisi a fronte degli attuali corsi del greggio. Il recupero odierno è favorito anche dalle indiscrezioni provenienti dall’Asia, secondo cui la Cina ha intenzione di incrementare le proprie riserve strategiche di greggio, approfittando anche delle sue basse quotazioni. Perde leggermente terreno il prezzo dell’oro sui mercati internazionali. Il metallo con consegna immediata arretra dello 0,4% a 1.584,53 dollari l’oncia dopo il rialzo dello 0,9% registrato ieri. (La Repubblica)

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